di Giovanna Secondulfo
Poesia, dal greco ποίησις, vuol dire creazione, e cosa sono i bambini prima, i ragazzi poi se non un universo in divenire, se non la più alta creazione in potenza?
Il mondo dell’uomo giovane è il mondo che meglio accoglie, che meglio mescola, che meglio sintetizza ciò che gli viene proposto in forme sempre nuove. La poesia, arte del creare, secondo schemi ritmici e strofici a volte precisi, a volte meno, è uno strumento prezioso che offre a chi lavora a stretto contatto con questo universo molteplici possibilità.
La poesia è lettura, è ascolto, è pensiero, che nasce spesso da associazioni, è immaginazione creativa allo stato puro, è emozione. Sì perché quando le poesie lasciano il poeta diventano emozioni, pensieri, fantasie tra le mani di chi le legge, anche molte diverse rispetto agli intenti dei poeti e alle loro occasioni poetiche. Sono, dunque, un’arma potente, uno strumento per aprire sorgenti laddove l’acqua non aspetta altro che uscire furiosa, con la stessa foga di un torrente di montagna.
Il compito di chi lavora a stretto contatto con i ragazzi non è soltanto quello di educarli a diventare onesti e consapevoli cittadini del domani, pronti ad affrontare il futuro con grinta e saggezza, ma anche di educare la loro sensibilità. Fare poesia è anche questo, è uno straordinario esercizio.
La poesia supera i confini ben definiti della prosa e si pone in un luogo non luogo che è oltre dove poco c’è della realtà in concreto, la realtà è proiezione di un io fatto di emozioni, sentimenti, fantasie e dunque scende tra le pieghe più nascoste e opera magie.
L’uso della poesia nella nostra quotidianità così distratta, così spesso egoistica, superficiale, pone l’accento su ciò che è bello, su ciò che conta e aiuta a costruire una coscienza contro il male di vivere così diffuso. Quel “male di vivere” che tanto attanagliava Eugenio Montale che spesso sfiduciato diceva che la poesia poteva solo dirci ciò che non siamo, ciò che non vogliamo, eppure lui stesso, di fronte al giallo dei limoni, simbolo di vita dirà che “il gelo del cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni e le trombe d’oro della solarità” . E cosa può rappresentare meglio il giallo dei limoni se non le nostre giovani generazioni,?
La poesia ha più funzioni e tutte sono efficaci nell’educazione. Ne riporto due, a mio giudizio, cruciali.
Una funzione disvelativa, cioè la capacità di aiutare a guardarsi dentro, conoscersi, non avere paura del proprio inconscio e dunque portare i ragazzi ad incontrarlo, quindi anche un grande potere di portare fuori la narrazione, quando ci si conosce, ci si racconta con molta più facilità.
Una funzione perlocutoria, in quanto la poesia, proprio perché raggiunge corde profonde, può diventare strumento che aiuta a decidere, quindi cambiare, in quanto la poesia stimola domande, riflessioni a cui seguono spesso anche delle conclusioni che si fanno comportamento. La poesia, come accennavo, ha anche la funzione di educare il gusto, in quanto educa alla bellezza, una caratteristica che si espande e chiama ad altra bellezza, non solo cercata nelle arti ma anche nella comunicazione, che diventa più ricercata, che si distingue nei toni, nella scelta delle parole, nella costruzione dei pensieri parlati.
Detto questo, ci chiediamo allora quale poesia leggere a scuola e in che modo? Cosa proporre ai nostri ragazzi se tali sono i benefici della lettura poetica? Proverò a parlarne nei prossimi articoli.